Solo la notte avrà memoria
di queste veglie stellate se tu
prendi commiato dalla riva
e non odi i passi che giungono
alla presenza del cuore. Anche
l’onda trascina l’esilio delle terre:
ogni ombra è insonne sulla porta.
Altri sono venuti a chiedere ginepri
e sogni lungo il fiume quando l’acqua
era orfana di canti e tu alle brevi
estati davi fiato tra i cortili.
Il Sarno non è in questo verde
putrido che separa villaggi
dai sentieri se di nascosto portano
ancora la luna nell’estate saracena
a rimirare gli specchi della notte.
Non sei tu che in ogni stagione
annunci l’albero azzurro e lo deponi
a filo d’acqua nello sguardo dei bambini:
non sei tu, Madre, che dalle rive
svegli l’illusione consegnandola
a maree che hanno il seme della terra?
Dicono che un giorno torneremo
con i nostri cappotti di papaveri
a riempire il cielo di colori,
i gatti ancora ai davanzali
a respirare una stagione intera.
Un giorno.
Benito Galilea
Roma
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