Sei stato tappato
nel vetro,
recluso,
già pronto per l’uso,
prodigio del mondo.
Ti stappo,
ti bevo,
t’annuso.
-Attento all’abuso!-
E vuoto il bicchiere
schioccando il palato,
godendo all’insieme
profumo di viole
e fuoco del sole
racchiuso
che infiamma le vene.
-Attento,- mi dici,
-vai piano.-
Ma il fuoco celato
mi porta lontano,
lontano,
per mano mi tiene.
E sia quel che sia,
e sia quel che viene.
Ancora ti bevo!
Ti bevo
a piccoli sorsi,
a piccoli morsi
e già sento volare,
ronzare d’attorno
fringuelli d’estate
e api dorate
d’estate.
Sarà quel che vuole.
E giù nel palato
sapore fruttato,
papille appagate,
profumo di viole,
sapore vinoso,
corposo,
orgoglioso.
E giro giocondo,
burattino nel mondo
fintanto che bevo.
Saranno spazzate
le angosce passate
del mondo presente,
che tanto
non mente
il vino divino.
E rido giulivo
da solo.
E’ ridendo che vivo!
Ora finisce l’estate,
dai grappoli al fuoco,
un gioco,
che libera al mondo
rotondo,
il sorriso…
nel viso.
Sezione 1 a tema fisso:
2° Classificato
Zangrando Guido
Mestre –VE-