Era come tagliare l’estate,
entrare nel solco aspro dei campi
ombra a cadenza leggera
nell’aria fùmida delle zolle,
degli ulivi neri
abbarbicati nel sole,
delle vigna salmastre, tra muretti di lava e
antiche arsure d’acque.
Era come arrotolarsi
Nel grembo caldo
delle stoppie arse,
nel ronzio giallo e radente
dei calabroni dorati,
nel vociare lontano dei casolari,
nuda e solitaria sponda
tra polvere e mare.
Era via per Cannizzaro
l’eco fresco del tempo,
delle perdute campagne,
delle marine scure
travagliate fatiche di vulcani;
era come addentrarsi
nel sentiero selvaggio
della giovinezza e
lungamente illudersi
che dentro ai suoi tornanti
ci fosse l’odore giusto della vita.
Sezione 1 a tema fissi:
2° Classificato
Consoli Carmelo
Firenze