Io, Paola, ragazza disabile

Discendo dai fiordi stellari
parabola imprevista di un firmamento stillai
come sentimento buono dall’uva di mia madre.

Mi posate sulle labbra effusioni di pane
Perché ne gusti le eternità i grani

così vivo nell’esiguità di un assaggio
parto da pochi centimetri di inedito:
distinguo lingue di una pace serpeggiante
e argille ferme nelle mani di Dio.

Io fiore celato nel mio abito musivo
(una tessera dopo l’altra, il lento posarsi dei giorni)
ho rifatto il catalogo della bellezza
perché vi fermiate a me, semina nella notte,
a questa rugiada incerta che mi vela occhi e pensieri
e non chiarisce cosa c’è sotto.

Anche domani il mio corpo partirà dall’alto
da una genitura di pioggia e sole,
sarà una poesia che precipita nella carne e suscita radici,
sono Paola e mi chiamo attesa e desiderio.

Io frantoio di un sorriso che vi olia di speranza
ho differito la parola fino a quando il vostro orizzonte
non scoppierà d’amore.

Marco Righetti
Roma