La mia bottiglia di rosso
Non temo il freddo. Ho la mia bottiglia
di rosso e una gran voglia di salpare,
voglio salpare con una barca di luna
brulicante di musica come l’ape alle uve,
voglio navigare la mia coppa come Ulisse
inebriato dal sangue del suo ciato stillante.
E mi è universo la casa, cattedrale
di luci,e sono spada dell’arcangelo.
Questa terra genera salmi di grappoli
e ti parlo di vastità di tralci,
cieli di tralci più alti del respiro.
La stanza non vuole essere più stanza
ma vigna assoluta,profumo di vendemmie,
memoria di donne dagli occhi saraceni.
I padri dei nostri padri nacquero ai torchi
e scrissero versi col tepore dei grappoli,
cerco il segreto delle loro alchimie
ma il mio inchiostro non sa l’estro del vitigno.
Osservo il bicchiere di porpora e il bicchiere
mi osserva, con stille tremolanti sulle labbra.
Ho voglia di neve nel vino
e di un pane caldo e un profumo di fichi
nella sera accucciata accanto al fuoco
come una gatta che gioca col silenzio.
Sii quello che sei, sincero e prezioso,
tingimi di vermiglio la tunica dello stomaco,
inebriami dei canti del tuo ardente idioma.
Me ne frego del freddo. Ho la mia bottiglia
di rosso che scalda letizia di parole
e splende dolce libellula in volo.
Sezione 1 a tema fisso 4° Classificato
Caso Giovanni Siano (Salerno)