Scarica in allegato il testo completo dell’Estratto dal Verbale della Giuria:
Il mandorlo esplode
di nuovi colori
un’increspatura
sui prati della sera.
Cosimo Carovani
Pontassieve
Quando non sono felice
quando sto male
quando piove
la tristezza è su di me.
E mi sembra che il mondo mi stia voltando le spalle.
Quando vedo la sofferenza
quando vedo la violenza
quando vedo l’ingiustizia
sento la sofferenza dentro di me.
Quando provo dolore
quando faccio male
quando mi prendono in giro
la tristezza è una compagna
che ti lascia
solo quando entri
in un sogno di felicità.
Davide Gigli
Rufina
Lo smeraldo più bello che ci è stato donato
è una vita pura e senza peccato…
Una vita fatta d’amore e d’affetto,
dove ogni uomo vive nel rispetto
bisogna vivere nella gioia ogni giorno;
perché, il nostro, è un viaggio senza ritorno.
Un viaggio deciso dal destino
che a volte l’uomo getta nel cestino,
per un’emozione o una nuova esperienza,
l’uomo pronto a sporcarsi la coscienza,
e così, per il gioiello più importante:
la voglia di vivere in ogni istante.
Dopo una scelta ed una riflessione
adesso ho una sola convinzione:
stringimi la mano fratello,
aiutami a costruire un mondo più bello…
Dove per la pelle non c’è differenza
per vivere in un mondo senza sofferenza…
Dove la pace sia eterna,
senza la guerra che la alterna…
Cerchiamo di vivere sempre nel sorriso
perché è il mondo, il nostro paradiso.
Giada Boccioni
Pontassieve
Il moribondo tremava davanti all’orrenda figura
ebbe un sussulto vedendo la sua statura.
Quando capì che era davanti allo specchio
ebbe un gemito vedendo quanto era vecchio.
Ma guardando in faccia la vita
capì che ancora non era finita!
Così sputò in faccia alla morte
e riprese la sua strada
rimettendo in ballo la sorte.
Filippo Benvenuti
Rufina
Questa sera d’autunno
mi gira intorno
una strana nostalgia
di terra bruciata
e di foglie rosse
-tralci contorti, in fila,
pazienti-
leggera e immobile, quasi,
sospesa tra cielo e ricordi
di una memoria prepotente
come tela di trasparenze
e mosaici di parole mai dette…
Questa sera d’autunno
il silenzio è una dolce euforia
che ci disegna bambini
danzanti nei tini colmi d’uva
a rimestare rosse emozioni
tra i graspi pungenti
e i tuoi capelli sul mio viso…
Raccoglieremo ancora
perle di luce rosso rubino
per farne riserva di nostalgia
quando le notti
diventeranno gelide
trafitte appena
dal tremolio delle stelle
in fondo al buio di un cielo
ormai stanco…
Diventeremo vino e musica
e guarderemo le nostre ombre
ritornate bambine
danzare al fuoco della memoria…
e sentirò ancora
l’eco dei richiami
che ti portava lontano…
Anche il tempo –allora-
cercherà una ragione
al nostro stupore.
Sezione 1 a tema fisso
3° Classificato
Primo Leone – Corato – BA
Era come tagliare l’estate,
entrare nel solco aspro dei campi
ombra a cadenza leggera
nell’aria fùmida delle zolle,
degli ulivi neri
abbarbicati nel sole,
delle vigna salmastre, tra muretti di lava e
antiche arsure d’acque.
Era come arrotolarsi
Nel grembo caldo
delle stoppie arse,
nel ronzio giallo e radente
dei calabroni dorati,
nel vociare lontano dei casolari,
nuda e solitaria sponda
tra polvere e mare.
Era via per Cannizzaro
l’eco fresco del tempo,
delle perdute campagne,
delle marine scure
travagliate fatiche di vulcani;
era come addentrarsi
nel sentiero selvaggio
della giovinezza e
lungamente illudersi
che dentro ai suoi tornanti
ci fosse l’odore giusto della vita.
Sezione 1 a tema fissi:
2° Classificato
Consoli Carmelo
Firenze
Persa in un bicchiere
bevuta in un prato
rotolata in un uomo.
Il vino scherza.
L’erba bagna.
Tu mi ammorbidisci e mi fai calda,
e non dimentichi, né dimentico io.
Pigiami l’uva,
mordi gli acini,
assaggia, penetra
la mia vigna
e beviti si, quello che cola.
Confuso, giocami
E ricorda.
Sezione 1 a tema fisso
1° Classificato
Chiara Maria Friselli
–Roma-
Dei giorni bianchi il costeggiare lento
lungo le rive non lambite
il canto
delle stagioni naviganti il vuoto
dissolto il gelo nei crepacci
il caldo
che non si stampa sulle pietre
e l’ombra
di un sole secco di campane
e suoni
senza l’arpeggio delle distinzioni
noi conoscemmo tutto e non chiediamo
il tempo dopo il tempo e un’acqua nuova
temiamo forse le risposte o siamo
vessati dall’assenza di risposte
non trilleranno le ali alle cicale
fatte di gesso all’incessante pianto
senza risposte d’echi dei perdenti
e al sangue che cementa i nostri rovi
se tu mi ascolti chiuso nella torre
di carne magra con le volte esangui
sappi che non ho più domande in gola
le ho murate tra le sconnessure
di questa casa senza vetri
per paura
che al giorno bianco che lontano scorre
possano fare segni di richiamo.
Sezione 2 a tema libero:
3° Classificato
Domenico Luiso
Bitonto (BA)
Tigli
guardie
del viale
quanti fiori perdete
in aprile.
Non è vento
quel soffio
che li accarezza
e li raccoglie
uno ad uno,
per farne
profumo
di lavanda
coricandosi
poi
addosso ai rami,
leggera,
come brezza.
E voi germogli
andreste assolti,
assolti andrebbero
i legni giovani
che corteggiano
il sole
quando ancora non sanno
di guance bagnate
di mani inchiodate.
Divise
andrebbero
le sorti
dentro
la linfa
quando
tutto inizia
e tutto
E’
già perdonato.
Sezione 2 a tema libero
2° Classificato
Walter Rossi
Firenze
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